Oggi, il prezzo dell'oro, sulla base delle aspettative di un ulteriore aumento degli acquisti da parte delle banche centrali, ha segnato un nuovo massimo storico sopra la barriera dei 2.350 dollari, fino a 2.354 dollari, negli scambi asiatici. Per poi continuare a scambiare comunque sopra i 2.340 dollari.
La riduzione delle scommesse sul taglio dei tassi della Fed a giugno e per l’intero anno, nonché l'allentamento delle tensioni geopolitiche non riescono in alcun modo a fermare la corsa dell’oro.
Le maggiori insidie per l’oro derivano principalmente dai rendimenti più elevati dei titoli del Tesoro statunitensie e dai recenti guadagni del dollaro, che esercitano una pressione al ribasso sul prezzo dell’oro poiché diventa più costoso acquistarlo per gli investitori che detengono altre valute, portando ad una diminuzione della domanda del metallo prezioso.
Inoltre, come mostrato dal FedWatch Tool del CME, la probabilità di un taglio dei tassi a giugno da parte della Federal Reserve è stata rivista al ribasso al 46,1%. Peraltro, anche i vari membri della Fed che si succedono nel parlare continuano a buttare acqua sul fuoco di eventuali tagli futuri dei tassi di interesse.
E’ il caso della presidente della Fed di Dallas, Lorie K. Logan, che ha sottolineato venerdì scorso, considerati i rischi al rialzo per l'inflazione, come sia prematuro prendere in considerazione la possibilità di tagliare i tassi di interesse, sottolineando la necessità di risolvere le ulteriori incertezze riguardanti la traiettoria economica prima di prendere tali decisioni. Inoltre, ha evidenziato quanto sia importante che il FOMC rimanga sempre pronto a fornire risposte adeguate in caso di arresto o di inversione dell’attuale tendenza discesista delle pressioni inflazionistiche. #gold #oro
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