L’oro è salito, attestandosi però sotto i 2.020 dollari, aiutato dalla debolezza del dollaro e dal calo dei rendimenti reali statunitensi provocato dall’inflazione che supera le previsioni, indicando una continua pressione sui prezzi. Infatti, i rendimenti reali, che sono correlati negativamente con i prezzi dell’oro, sono scesi dal 2,04% circa, raggiunto mercoledì scorso, all’1,950%, come riflette il rendimento dei titoli TIPS (Treasury Inflation-Protected Securities) a 10 anni.
Il prezzo dell’oro ha così esteso i suoi guadagni al terzo giorno consecutivo, poiché gli investitori in cerca di protezione si sono rivolti verso l’oro nonostante i tagli dei tassi della Fed saranno probabilmente rinviati a giugno. Lo strumento FedWatch del CME, inoltre, sconta un allentamento di 97 punti base per tutto il 2024.
Il prosieguo di questa settimana, oltre alla pubblicazione mercoledì degli ultimi verbali del FOMC, insieme ai discorsi dei funzionari della Fed, prevede i PMI globali dell’S&P statunitense, i dati sulle richieste iniziali di disoccupazione e l’indice di attività nazionale della Fed di Chicago, di solito un preludio al PMI manifatturiero dell’Institute for Supply Management. Tutti questi elementi potranno fornire ottimi spunti di trading sull’oro.
Analisi tecnica
Il grafico giornaliero ritrae l’oro da neutrale a orientato al ribasso, nonostante sia rimasto sempre al di sopra della media mobile semplice a 200 giorni posta a 1.965,46 dollari.
Tuttavia, l’oro rimane anche comodamente sopra la SMA a 100 giorni, che gli consente di guardare verso la resistenza chiave posta vicino a 2.030 dollari. Ma, una netta ripresa potrebbe aversi solo a seguito del superamento della SMA a 50 giorni posta a 2.032,71$. Mentre, la cifra di 2.000 dollari rappresenta un valido supporto psicologico da non oltrepassare per non esporre il prezzo dell’oro alla SMA a 100 giorni posta a 1.998 dollari. #gold #oro
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