L’oro ha toccato i 2.326 dollari dopo i deboli dati sull'inflazione alla produzione negli Stati Uniti, ma poi ha virato al ribasso toccando 2.295 dollari. Sebbene i rendimenti dei titoli del Tesoro USA siano in forte calo, l’oro non riesce a risalire poiché il dollaro ha ripreso quota e beneficia dell’avversione al rischio.
Dopo la giornata di ieri particolarmente volatile, oggi, il dollaro ha recuperato il terreno perso spingendosi al rialzo, mentre l’oro fatica a rimanere sopra i 2.300 dollari, riducendo i guadagni settimanali.
La giornata era stata promettente per l’oro grazie ai dati incoraggianti relativi all'indice dei prezzi alla produzione negli Stati Uniti, che è aumentato a maggio del 2,2% su base annua, in rallentamento rispetto al 2,3% registrato ad aprile e al di sotto delle aspettative del 2,5%. Su base mensile, il PPI è addirittura diminuito dello 0,2%.
Purtroppo, l’ottimismo è stato di breve durata poiché gli indici statunitensi sono scesi bruscamente dopo l’apertura, spingendo il dollaro al rialzo e danneggiando l’oro.
Domani, durante la sessione asiatica sarà resa nota la decisione di politica monetaria della Banca del Giappone. Gli operatori di mercato ipotizzano che la banca centrale lascerà i tassi di interesse invariati, anche se i potrebbe essere annunciata una riduzione degli acquisti di obbligazioni.
Analisi tecnica
Il grafico giornaliero mostra che la possibilità di un breakout ribassista è aumentata. L’oro viene scambiato al di sotto della media mobile semplice a 20 periodi e gli indicatori tecnici hanno ripreso a scendere entro livelli negativi, in linea con un altro potenziale calo. Le SMA 100 e 200 continuano a salire ben al di sotto del livello attuale, anche se rimangono troppo lontane per diventare rilevanti. Il minimo settimanale di 2.286,69$ rappresenta il livello di supporto immediato.
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