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Immagine del redattoreAUREA OPERATORE ORO

L'oro chiude la settimana a 2.020 dollari

Dopo essere salito in giornata a oltre 2.040 dollari, l'oro ha invertito la sua direzione ed è diventato progressivamente negativo chiudendo poco sotto i 2.020 dollari. I commenti aggressivi del presidente della Fed di New York Williams, che ha ridotto le speranze di tagli da parte della Fed a marzo, hanno innescato un rimbalzo del dollaro e hanno reso difficile per l’oro preservare il suo slancio rialzista.

La modesta ripresa del dollaro, favorita anche dai dati Pmi di dicembre dell’Eurozona che hanno mostrato una ulteriore contrazione dell'attività economica, (stabile negativa per la manifattura e in forte calo per i servizi) danneggiando l’euro, insieme al contesto prevalente di propensione al rischio rafforzato dalle speranze di ulteriori misure di stimolo da parte della Cina, si è rivelata un fattore chiave che ha agito come vento contrario per l’oro rifugio sicuro.

Sullo sfondo del rapporto mensile sull’occupazione di venerdì, più forte del previsto, i dati macroeconomici statunitensi pubblicati giovedì hanno evidenziato un’economia resiliente e hanno sollevato dubbi su un primo allentamento della politica monetaria da parte della Federal Reserve già nel marzo 2024. Anche se gli investitori restano comunque fiduciosi che la Fed sarà la prima banca centrale più grande ad iniziare ad allentare la propria politica monetaria, limitando quindi i tentativi di recupero del dollaro USA.

Il vento negativo sull’oro, tuttavia, è stato attenuato dagli strascichi della mossa accomodante della Fed di mercoledì, che ha trascinato i rendimenti dei Titoli di Stato statunitensi verso un ulteriore ribasso, favorendo il prezzo dell'oro. Inoltre, anche l’ISM Manufacturing PMI, rimasto invariato a 46,7 a novembre, lo stesso di ottobre e al di sotto delle previsioni di 47,6, che continua ad indicare una contrazione nel settore manifatturiero, con l'occupazione che è ancor più diminuita confermando l’ipotesi di una crescita economica più debole, ha fornito sostegno all’oro, unitamente all’indice manifatturiero dell’Empire State Manufacturing che si è deteriorato oltre le aspettative.

Pertanto, nonostante tutto, sebbene l’oro sembra aver interrotto il rally post-FOMC in prossimità del supporto della media mobile semplice a 50 giorni, registra comunque guadagni settimanali, seppur non stellari.

Analisi tecnica

L’incapacità di riuscire a trovare la chiusura giornaliera al di sopra della zona di offerta di 2.040 dollari induce una certa cautela. Tuttavia, gli oscillatori positivi sul grafico giornaliero supportano le prospettive di un ulteriore movimento di apprezzamento a breve termine. Pertanto, il prezzo dell’oro potrebbe ancora spingersi verso il prossimo ostacolo rilevante posto vicino alla regione di 2.072-2.073 dollari, con la zona orizzontale a 2.012-2.010 dollari che potrebbe proteggere il ribasso immediato prima della soglia psicologica dei 2.000 dollari. #gold #oro

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