Non solo l’oro, ma tutti i metalli preziosi, in diversa misura, hanno chiuso la settimana con il segno positivo. Il metallo giallo ha chiuso con un rialzo dello 0,59%, l’argento ha visto prezzi che non vedeva dal 2021, il palladio si è stabilizzato dello 0,8% e il platino ha raggiunto il livello chiave di 1.000 dollari l'oncia, al massimo di quasi quattro mesi.
Venerdì, il prezzo dell'oro è salito fino a 2.431,78 dollari l'oncia, toccando il massimo storico, per poi crollare di 100 dollari fino a $ 2.333,99 e chiudere in recupero a $ 2.343,29, ma segnando comunque la quarta settimana di guadagni.
Tanto é bastato per far alzare a Goldman Sachs le sue previsioni di fine anno sul prezzo dell'oro, aggiornandole da 2.300 a 2.700 dollari l'oncia, citando l'indifferenza del mercato rialzista ai consueti fattori macroeconomici.
La forza dell’oro è evidente, giacché continua a crescere nonostante la pubblicazione di dati che avrebbero dovuto essere tipicamente negativi e nonostante il sostanziale azzeramento delle scommesse per un taglio anticipato dei tassi di interesse da parte della Fed, che hanno spinto al rialzo l'indice del dollaro e i rendimenti dei titoli del Tesoro USA.
Contro tutto, l'oro continua a salire fortemente, indicando una forte domanda di beni rifugio.
Le crescenti tensioni in Medio Oriente sono state l’elemento trainante ed hanno spinto gli investitori a cercare rifugio nell’oro.
Secondo quanto riferito, la Casa Bianca ha affermato che un attacco imminente, ma senza fornire dettagli sui possibili tempi, da parte dell’Iran a Israele è una minaccia reale e praticabile. Ribadendo che gli Stati Uniti manterranno gli impegni assunti per difendere l’alleato mediorientale.
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