Il prezzo dell'oro fatica a capitalizzare i guadagni registrati negli ultimi due giorni e oscilla in una banda di negoziazione ristretta. Il dollaro continua a languire, incapace di recuperare il crollo del giorno precedente, al livello più basso dal 1° settembre.
I titoli del Tesoro USA a 10 anni continuano invece ad estendere, seppur modestamente, il loro calo.
I mercati appaiono molto più propensi verso il rischio, poiché si sono molto più rasserenati sulle possibilità di nuovi incrementi dei tassi di interesse da parte della Fed. Anche se residua ancora qualche elemento di rischio geopolitico, che si sta attenuando, tale da generare una situazione di incertezza di fronte alla possibilità che la guerra Israele-Hamas si espanda ad altri combattenti.
I dati di ieri hanno mostrato che i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono rimasti invariati nel mese di ottobre e che l’aumento annuale dell’inflazione sottostante è stato il più basso in due anni. Pertanto, lo strumento FedWatch del CME, prevedeva ieri una probabilità del 65% di un taglio dei tassi a maggio del prossimo anno, rispetto al 34% di lunedì.
Gli investitori attendono ora i dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti e l’indice dei prezzi alla produzione di domani per avere ulteriori indicazioni sulle prospettive dei tassi di interesse della Fed. Gli economisti prevedono un aumento dell’indice dei prezzi alla produzione dello 0,1% il mese scorso, rispetto ad un aumento dello 0,5% a settembre. #gold #oro
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