L'oro ha acquisito uno slancio rialzista nella seconda metà della giornata di venerdì e ha raggiunto il livello più alto dalla fine di dicembre, fino a 2.088 dollari. Il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni di riferimento è sceso dell'1,6% sotto il 4,2%, portandosi dietro anche il dollaro e alimentando il rally di fine settimana dell’oro.
L'oro ha anche conseguito il suo secondo guadagno settimanale consecutivo, iniziando marzo in modo assolutamente positivo grazie alle aspettative di un taglio dei tassi di interesse statunitensi entro giugno, che appaiono ormai certe anche per effetto dei deboli dati economici ISM di ieri relativi al settore manifatturiero statunitense. Infatti, la produzione statunitense è crollata ulteriormente a febbraio e anche le indagini sui consumatori dell’Università del Michigan sono state deboli, dopo che già giovedì, precedenti dati avevano indicato che l’aumento annuale dell’inflazione negli Stati Uniti a gennaio è stato il più basso in quasi tre anni.
Pertanto, l'oro è cresciuto con forza proprio perché il mercato è convinto che la Fed allenterà la sua politica monetaria entro metà anno e, se si continuassero ad avere dati economici scadenti, poiché i mercati sono attualmente sostenuti dai forti acquisti della Fed, nell’arco di pochi mesi, i prezzi dell’oro potrebbero continuare ad raggiungere ulteriori nuovi record.
A tutto questo, ieri si è aggiunta anche una ulteriore criticità riscontrata dagli investitori, che hanno seguito con apprensione la notizia relativa alla New York Community Bancorp che ha riscontrato "debolezze sostanziali" nei controlli interni relativi alla revisione dei prestiti, aggiungendosi ai già noti problemi di esposizione degli immobili commerciali.
Analisi tecnica
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