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Immagine del redattoreAUREA OPERATORE ORO

L'oro ha chiuso la settimana sotto i 2.330 dollari

I dati relativi all’inflazione statunitense hanno avuto un impatto positivo sull’oro, in presenza di segnali di allentamento della pressione sui prezzi nella più grande economia del mondo. Ma, a seguire, l'oro ha perso tutti i guadagni realizzati dopo la pubblicazione dei dati sull'inflazione PCE. Infatti, dopo aver recuperato giovedì a seguito della seconda stima del PIL statunitense del primo trimestre, che ha mostrato che l'economia si è espansa meno di quanto previsto in precedenza, ieri l'oro ha annullato tutto, chiudendo la settimana sotto i 2.330 dollari.

Il rallentamento della crescita è stato dovuto al calo della spesa al consumo, che, a sua volta ha mantenuto l’inflazione contenuta, come mostrato ieri dal dato PCE. Si tratta dell'indicatore di inflazione preferito dalla Fed, con il Core PCE sceso allo 0,2% mese su mese, dallo 0,3% precedente, e contro le attese, che stimava un Core PCE invariato allo 0,3%.

Il resto dei dati PCE è risultato in linea con le stime degli analisti, ma il dato Core ha rivelato un raffreddamento dell’inflazione negli Stati Uniti più rapido delle attese. Di conseguenza, è aumentata la probabilità che la Fed possa tagliare i tassi di interesse prima di quanto si fosse prospettato in precedenza, portando anche a proiezioni di tassi di interesse più bassi.

Tuttavia, i flussi di fine settimana hanno riportato l’oro al ribasso e addirittura a chiudere la giornata in negativo, dimostrando che l'oro rimane tecnicamente vulnerabile dopo la rottura del pattern di continuazione della Bear Flag.

Ma l’oro mantiene comunque solidi fondamentali per proseguire nella sua crescita nel medio/lungo termine, legati alla forte domanda di oro guidata dagli acquirenti asiatici che stanno accumulando il metallo prezioso come copertura poiché le loro valute si deprezzano rispetto al rafforzamento del dollaro. Infatti, i metalli preziosi fungono da copertura contro il deprezzamento valutario, come attestato dai flussi di fondi verso gli ETF sull’oro cinesi, che stanno aumentando ancora una volta al ritmo più rapido dalla massiccia attività di acquisto vista ad aprile.

Pertanto, questo attesta anche che la correlazione inversa del dollaro rispetto all’oro non è più così forte come lo era in passato, e il calo dei prezzi dell’oro appare comunque limitato in caso di apprezzamento del dollaro.

Analisi tecnica

Il prezzo dell'oro è uscito da una formazione rettangolare inclinata, probabilmente un modello di prezzo di continuazione della Bear Flag che si è formato tra il 24 e il 27 maggio.

Le Bear Flags si presentano come bandiere capovolte composte da un forte calo – l’asta della bandiera – e dalla fase di consolidamento o “quadrato della bandiera”.

Il breakout di ieri espone adesso l’oro alla zona target ribassista della Bear Flag, compresa tra 2.303$ e 2.295$, in caso di rottura al di sotto dei minimi di 2.322 dollari di giovedì, che fornirebbe un’ulteriore conferma ribassista.

Un movimento ancora più ribassista potrebbe addirittura portare l’oro 2.272-2.277 dollari (l’estrapolazione al 100% del movimento prima della rottura della linea di tendenza e del supporto e resistenza storici).

Il grafico a 4 ore dell'oro, che mostra il trend a breve termine, evidenzia adesso una sequenza di massimi e minimi in calo, evidenziando che si trova in un trend al ribasso a breve termine e favorisce le posizioni corte rispetto a quelle lunghe.

Tuttavia, le tendenze a medio e lungo termine del metallo prezioso sono ancora rialziste, con una elevata possibilità di una ripresa, anche se al momento l’azione dei prezzi non supporta un’ipotesi di ripresa. Infatti, sarebbe necessario un deciso superamento della linea di tendenza, posto a circa 2.385 dollari, per fornire prove di una ripresa e di un’inversione della tendenza al ribasso a breve termine. #gold #oro

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