Il prezzo dell'oro, sfruttando la precedente ripresa, mira a portarsi oltre i 2.035 dollari, dopo che il forte supporto posto vicino ai 2.015 dollari ha retto l’impatto dei negativi CPI statunitensi.
Nonostante i non brillanti dati sull’inflazione statunitense, i mercati scontano ancora una probabilità del 70% circa per un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve a marzo, poiché ritengono che il rallentamento della ripresa economica cinese e i crescenti rischi geopolitici potrebbero aumentare le possibilità di una recessione negli Stati Uniti, spingendo la Fed a mantenere un approccio accomodante.
In un quadro simile, il dollaro non riesce ad emergere, minato anche dall’assenza di piani volti a impedire una chiusura del governo la prossima settimana, con i repubblicani di estrema destra alla Camera che sono in rivolta sulla spesa, mentre ieri il Congresso ha iniziato a lasciare Washington per il lungo fine settimana di vacanza. E anche i rendimenti dei titoli del Tesoro USA rimangono sulla difensiva, poiché serpeggiano al di sotto del livello del 4,0%, aiutando il prezzo dell’oro a rimanere a galla.
Inoltre, l’oro sta traendo vantaggio anche dalle crescenti tensioni geopolitiche tra Occidente e militanti Houthi, sfruttando la sua caratterizzazione di rifugio sicuro nella tradizionale rete di sicurezza.
Dopo settimane di attacchi alle navi nel Mar Rosso da parte dei ribelli Houthi, che hanno interrotto la navigazione globale, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno lanciato ieri attacchi aerei nello Yemen, colpendo installazioni radar, siti di stoccaggio e di lancio di missili. Anche il Giappone ha sostenuto tali attacchi aerei per garantire il passaggio sicuro delle navi vicino alla penisola arabica.
La ritorsione occidentale è avvenuta anche dopo che il leader Houthi Abdul Malik Al-Houthi ha promesso una “grande” risposta se gli Stati Uniti e i loro alleati avessero intrapreso un’azione militare contro il suo gruppo.
Per quanto riguarda la Cina, le esportazioni sono diminuite lo scorso anno per la prima volta dal 2016, sottolineando le preoccupazioni economiche interne, come attestato dagli ultimi dati pubblicati oggi da China Customs.
Infine, in questo prolungato fine settimana statunitense, rimangono degni di nota i dati dell'indice dei prezzi alla produzione statunitense e i discorsi dei funzionari della Fed che ancora potrebbero fornire qualche ultima scossa al prezzo dell’oro.
Analisi tecnica
Le prospettive a breve termine rimangono pressoché invariate, purché l’oro continui a rimanere tra la media mobile semplice a 21 giorni e quella a 50 giorni, poste rispettivamente a 2.045$ e 2.016$.
L'indicatore Relative Strength Index a 14 giorni ha riconquistato la linea mediana, facendo ipotizzare una positiva ripresa, anche grazie al Bull Cross tra la SMA a 100 e la SMA a 200 giorni, che, da venerdì scorso, ancora rimane in gioco.
La resistenza immediata si riscontra alla SMA a 21 giorni, posta a 2.045$, nel caso in cui il momentum positivo dovesse prendere piede, con il successivo obiettivo rialzista rappresentato dal massimo di venerdì di 2.054 dollari.
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