L'oro ha virato verso il basso ed è sceso verso i 2.335 dollari, cancellando gran parte dei guadagni che aveva conseguito dopo la pubblicazione dei dati sull'inflazione PCE, poiché il dollaro ne sta traendo beneficio nonostante il rendimento dei titoli statunitensi a 10 anni rimanga in territorio negativo.
L'inflazione negli Stati Uniti, misurata dalla variazione dell'indice dei prezzi delle spese per consumi personali, è salita a marzo al 2,7% su base annua dal 2,5% di febbraio, come riportato oggi dal Bureau of Economic Analysis degli Stati Uniti. Questo dato ha superato le aspettative del mercato del 2,6%.
L'indice core dei prezzi PCE, che esclude la volatilità dei prezzi alimentari ed energetici, è rimasto stabile al 2,8% su base annua, superando anch’esso la stima degli analisti del 2,6%. Su base mensile, l'indice dei prezzi PCE e l'indice dei prezzi PCE core sono entrambi aumentati dello 0,3%.
Altri dettagli del rapporto hanno evidenziato che il reddito personale è cresciuto a marzo dello 0,5% su base mensile, mentre la spesa personale è aumentata dello 0,8%.
A questo punto, le aspettative del mercato per un rinvio dei tagli dei tassi da parte della Fed alla riunione di politica monetaria di settembre rimangono forti e i dati superiori alle attese pesano sull’attrattiva dell’oro. Lo strumento Fedwatch del CME mostra che esiste una probabilità del 59% di un taglio dei tassi a settembre, in calo rispetto al 69% registrato una settimana fa.
Analisi tecnica
Il prezzo dell'oro è rimbalzato vicino alla media mobile esponenziale a 20 giorni, posta a circa 2.315 dollari. L’attrattiva a breve e lungo termine rimane forte poiché le medie mobili esponenziali per periodi a breve e lungo termine sono in rialzo.
Tuttavia, il minimo di tre settimane vicino a 2.265 dollari e il massimo del 21 marzo a 2.223 dollari saranno le principali zone di supporto per il prezzo dell'oro.
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