Oggi, il prezzo dell’oro è sceso fino a 2.014,85 dollari durante la sessione americana, spinto verso il basso dalla forte crescita del rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni, che è aumentato di oltre il 3,5% portandosi sopra il 4,16%.
Anche il dollaro ha esteso il proprio rally, che si era già innescato la scorsa settimana dopo la decisione di politica monetaria della Fed degli Stati Uniti e i dati positivi sull’occupazione. Con il contributo del presidente della Fed Powell, che ha annullato le probabilità di un taglio dei tassi a marzo.
In una giornata in cui è prevalsa l’avversione al rischio, gli indici europei hanno chiuso la giornata in rosso ed anche Wall Street registra una performance negativa.
Tutto questo non ha giovato all’oro, anche alla luce dei dati pubblicati oggi negli USA, che hanno visto l’indice ISM Services Producer Manager balzare a gennaio a 53,4 dal 50,5 rivisto al ribasso di dicembre e al di sopra dei 52 attesi. Sebbene ci sia stata anche una nota negativa, poiché l'indice dei prezzi ha registrato il 64% a gennaio, in aumento di 7,3 punti percentuali rispetto al valore di dicembre, con il valore destagionalizzato pari al 56,7%, che rappresenta un chiaro campanello d'allarme sull'inflazione, giustificando maggiormente il ritardo nel taglio dei tassi statunitensi.
Analisi tecnica
Il grafico giornaliero offre ora una posizione neutrale poiché l’oro è tornato nella zona dei prezzi di 2.020 dollari. Inoltre, l’oro, attualmente, si sta sviluppando al di sotto della media mobile semplice a 20 giorni, fornendo una resistenza nel breve termine a 2.029,90$ e mantenendosi ben al di sopra della SMA a 100 giorni limitando il potenziale ribassista a lungo termine, sebbene l'indicatore del Relative Strength Index si diriga saldamente verso il basso intorno a 47, anticipando un altro ribasso.
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