Il prezzo dell’oro ha perso terreno sotto ai 2.280 dollari dopo aver raggiunto un nuovo massimo record a 2.304,95 dollari nella sessione precedente. Tuttavia, l’oro rimane ben supportato dai segnali di peggioramento del mercato del lavoro statunitense e dalle crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente.
Ieri, il Dipartimento del Lavoro statunitense ha reso noto che la settimana scorsa le richieste iniziali di sussidio di disoccupazione sono salite al livello più alto da gennaio, ai massimi di due mesi. Il numero di americani che hanno presentato nuove richieste di sussidio di disoccupazione è salito a 221.000 nella settimana terminata il 30 marzo rispetto ai 212.000 della settimana precedente, un dato peggiore rispetto alla stima di 214.000. Inoltre, le richieste continuative sono scese a 1.791 milioni nella settimana terminata il 23 marzo.
Il Guardian ha riferito ieri che Israele ha rinviato il congedo per le truppe da combattimento e ha aumentato il suo comando di difesa aerea per prepararsi a eventuali attacchi missilistici o droni iraniani dopo che il recente bombardamento in Siria ha ucciso due comandanti militari iraniani.
Pertanto, si è rianimata l’aspettativa di un allentamento della politica monetaria da parte della Fed, come attestato da Powell, che ha ribadito che il tasso ufficiale è probabilmente al suo picco nel ciclo attuale, creando un vento favorevole per il metallo prezioso. Sebbene, a fare da contraltare, l’indice del dollaro statunitense abbia recuperato a 104,32, rimbalzando dai minimi di due settimane di 103,90.
I punti salienti di oggi saranno i dati sulle buste paga non agricole, che dovrebbero mostrare l’incremento di 200.000 posti di lavoro a marzo, il tasso di disoccupazione e la retribuzione oraria media statunitensi.
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