Il prezzo dell'oro non riesce a recuperare la serie di cali iniziata il 25 settembre, attestandosi oggi intorno ai 1.820 dollari per oncia troy durante la prima sessione di negoziazione asiatica. L’oro sta affrontando pressioni al ribasso in un contesto di avversione al rischio e di un dollaro più forte.
Pur se i prezzi sono rimasti stabili, l’oro rimane vicino ai minimi di sette mesi toccati nella sessione precedente. L'impennata del dollaro e dei rendimenti obbligazionari USA ai massimi di 16 anni, sostenuti dai dati positivi sull'occupazione che hanno mostrato che le opportunità di lavoro negli Stati Uniti sono inaspettatamente aumentate ad agosto, hanno lasciato spazio per un ulteriore inasprimento della politica monetaria.
I membri della Federal Reserve continuano a sostenere l’aumento dei rendimenti sul debito del Tesoro americano a lungo termine, come prova che le loro politiche monetarie restrittive stanno funzionando, e, almeno per ora, ritengono che non stiano innescando situazioni di particolare rischio per l’economia. In tal senso, sia è espressa ieri anche il segretario al Tesoro americano Janet Yellen dicendosi molto ottimista riguardo alle prospettive dell’economia e aggiungendo che l’inflazione sta scendendo nel breve termine e che il mercato del lavoro è “estremamente forte”. A supporto di quanto affermato, i dati pubblicati ieri delle principali case automobilistiche globali hanno riportato un aumento delle vendite di veicoli nuovi negli Stati Uniti per il terzo trimestre, sostenute dalla domanda resiliente per gli ultimi modelli e dal miglioramento dell’offerta.
Sul fronte monetario, oggi lo yen ha guadagnato rispetto al dollaro, attestandosi a 150 per dollaro, dopo che un’inaspettata impennata nella sessione precedente aveva alimentato le speculazioni secondo cui le autorità giapponesi sarebbero potute intervenire per sostenere la valuta.
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