L'oro sta continuando la serie di cali iniziata il 25 settembre, scambiando in ribasso intorno ai 1.840 dollari per oncia troy nella sessione asiatica di oggi. Nel fine settimana sono stati pubblicati i dati PMI manifatturieri cinesi, che hanno mostrato un positivo miglioramento, ma senza riuscire a fornire alcun supporto all’oro.
Si tratta della sesta sessione consecutiva di ribassi, con i minimi di quasi sette mesi, poiché il dollaro rimane forte, ben sostenuto dai dati sull'inflazione statunitense. Infatti, il dollaro si è mantenuto vicino al massimo degli ultimi 10 mesi poiché i rendimenti dei titoli del Tesoro hanno segnato il picco degli ultimi 16 anni.
La scorsa settimana, l’oro ha registrato il maggior calo settimanale da giugno 2021, chiudendo il terzo trimestre in ribasso del 3,7%, anche se i dati economici provenienti dagli Stati Uniti stanno peggiorando e la stretta della Federal Reserve sta iniziando a mostrare i suoi effetti in maniera diffusa.
Per quanto concerne questa nuova settimana, gli investitori cominciano a posizionarsi in vista dei dati sul mercato del lavoro in uscita negli Stati Uniti. Se i dati appariranno deboli, l’oro potrebbe trarne un qualche beneficio, tentando di risalire la china.
L’inflazione sottostante negli Stati Uniti si è attenuata ad agosto. Infatti, i dati di venerdì hanno mostrato, attraverso l’indice dei prezzi della spesa per consumi personali, che è la misura dell’inflazione più attentamente monitorata dalla Federal Reserve, che negli ultimi tre mesi sono mediamente vicini all’obiettivo del 2%.
Conseguentemente, il presidente della Fed di New York, John Williams, ha affermato che la banca centrale potrebbe aver finito con gli aumenti dei tassi poiché le pressioni inflazionistiche, sebbene ancora elevate, si stanno spostando verso l'obiettivo ufficiale.
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