Il prezzo dell'oro è balzato all'inizio della seduta statunitense passando da 1.995 a 2.009 dollari, raggiungendo il livello più alto in sei giorni per poi scendere é tornare in area 1.985 dollari. Il dollaro più debole ha spinto l’oro, ma i rendimenti del Tesoro USA in crescita ne hanno frenato la corsa.
I dati provenienti dagli Stati Uniti hanno superato le aspettative, con gli ordini di beni durevoli in aumento del 3,2% a marzo, al di sopra dello 0,8% del consensus di mercato. Nonostante i dati positivi, il dollaro si è indebolito in particolare nei confronti di euro, sterlina e yen.
Il rendimento del Treasury USA a 2 anni è al 3,88%, il livello più basso in tre settimane, mentre quello a 10 anni è al 3,45%. L'indice del dollaro USA viene scambiato a 101,48, in calo dello 0,35% rispetto all’apertura.
Il rally dell’oro rimane vulnerabile a causa della mancanza di driver chiari. Il grafico è rialzista ma il prezzo non è in grado di confermare una rottura decisa del range attuale. La volatilità dovrebbe rimanere elevata, considerando i dati statunitensi in arrivo e la riunione del FOMC della prossima settimana. Domani gli Stati Uniti riporteranno la prima stima del PIL del primo trimestre, compresi i dati sull'inflazione al consumo.
Un netto consolidamento sopra i 2.005$ suggerirebbe ulteriori guadagni in vista, con la successiva forte resistenza intorno ai 2.030$. D'altra parte, se l'attuale calo continuasse, il supporto cruciale è a $ 1.970. FXSTREET.
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